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Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides
GENERE: drammatico

E' un libro che ti lascia addosso sensazioni strane e contrastanti.
Lo avevo nel mirino da tempo e aspettavo il momento buono per leggerlo. Ho impiegato giorni a digerirlo e ancora oggi non penso di aver colto a pieno il significato del racconto.

5 sorelle legate tra loro come se fossero solo 5 lati di una stessa figura. 5 sorelle bellissime e misteriose che nel giro di un anno saranno tutte morte sucide.
Cecilia, Lux, Mary, Bonnie e Therese hanno dai 13 ai 17 anni e vivono in una grande casa col padre insegnante e una oppressiva madre casalinga. Tutto sembra rientrare nella normalità fino a quando la più piccola decide che non le interessa più vivere (o non ne ha più la forza?). Deve suicidarsi addirittura due volte prima di avere successo e da quel momento più nulla sarà come prima.
Un narratore “collettivo”, voce di un gruppo di coetanei maschi, rievoca a vent'anni di distanza la vicenda, oggetto proibito della loro adolescenza, avvolte in un'aura di mistero che la tragica fine comune ha fissato per sempre elevando le sorelle a divinità. Nella memoria di questi antichi spasimanti, esse divengono il simbolo di una possibilità remota e perduta: l'irruzione di un fremito ignoto nel mondo tranquillo, ordinario, opprimente dell'America suburbana degli anni Settanta.

Ma nonostante tutti gli indizi, i "reperti", le storie e le testimonianze, non si riesce a capire e trovare la risposta alla domanda più importante: perchè? Perchè è successo, come è potuto accadere? Ma poi, è davvero così importante capirlo?
Un romanzo tosto, avevo un certo timore reverenziale prima di leggerlo e ora posso dire che era giustificato.
Un romanzo che parla di morte e degradazione alle quali si fa riferimento di continuo, a partire dagli olmi affetti da una malattia misteriosa, gli insetti che decidono di ritrovarsi proprio in questa cittadina per porre fine alla loro esistenza, il lago che sta diventando stagnante, la stessa casa dei Lisbon che si disintegra durante il racconto, e poi le sorelle, 5 elementi di un quadro che le vede protagoniste.
"Si aveva la sensazione che la casa avrebbe eruttato detriti per l'eternità, un diluvio di pantofole spaiate e di indumenti appesi alle grucce come tanti spaventapasseri"
5 ragazze circondate da una comunità e una famiglia che le tiene imprigionate negandogli la libertà. Una società in particolare sempre più sorda ai muti richiami di aiuto e sempre più chiusa su se stessa che ha dimenticato il senso della solidarietà umana. E così, insensibili ai dolori dei Lisbon ma non senza un certo senso di disgusto e insofferenza, i vicini e tutto il paese resteranno alla porta lasciando andare in decomposizione la casa dei coniugi Lisbon e le loro giovani figlie, travolte dalla loro folle disperazione e con un'unica via di uscita...
"Per la maggior parte della gente il suicidio è come la roulette russa. C'è una sola pallottola nel tamburo. Invece la pistola delle sorelle Lisbon era carica. Una pallottola per l'oppressione dell'ambiente familiare. Una per la predisposizione genetica. Una per l'inquietudine legata al contesto storico. Una per l'impeto del momento. Dare un nome alle altre due pallottole è impossibile, ma ciò non significa che non ci fossero."

A voler vedere, gli unici che seguono le ragazze cercando di capirne i desideri e di aprire un dialogo sono i ragazzi, io narrante del libro, perdutamente innamorati ma incapaci, per la loro stessa giovane età, per la loro infantile passione, di aiutarle; e ne porteranno un segno indelebile per sempre.


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