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"Viveva, non ha molto, in una terra della Mancia, che non voglio ricordare come si chiami, un idalgo di quelli che tengono lance nella rastrelliera, targhe antiche, magro ronzino e cane da caccia. Egli consumava tre quarte parti della sua rendita per mangiare piuttosto bue che castrato, carne con salsa il più delle sere, il sabato minuzzoli di pecore mal capitate, lenti il venerdì, colla giunta di qualche piccioncino nelle domeniche. Consumava il resto per ornarsi nei giorni di festa con un saio di scelto panno di lana, calzoni di velluto e pantofole pur di velluto; e nel rimanente della settimana faceva il grazioso portando un vestito di rascia della più fina. Una serva d’oltre quarant’anni, ed una nipote che venti non ne compiva convivevano con esso lui, ed eziandio un servidore da città e da campagna, che sapeva così bene sellare il cavallo come potare le viti. Toccava l’età di cinquant’anni; forte di complessione, adusto, asciutto di viso; alzavasi di buon mattino, ed era amico della caccia. Vogliono alcuni che portasse il soprannome di Chisciada o Chesada, nel che discordano gli autori che trattarono delle sue imprese; ma per verisimili congetture si può presupporre che fosse denominato Chisciana; il che poco torna al nostro proposito; e basta soltanto che nella relazione delle sue gesta non ci scostiamo un punto dal vero."
(Don Chisciotte della Mancia - Miguel de Cervantes Saavedra, 1605 e 1615 - traduzione di Bartolommeo Gamba - 1818)

Questo l'incipit di uno dei più grandi classici di tutti i tempi.
Don Chisciotte è riconosciuto non solo come la più influente opera dell'intero canone letterario spagnolo ma come un capolavoro della letteratura mondiale nella quale si può considerare il primo romanzo moderno.
Scritto da Miguel de Cervantes Saavedra 57enne e pubblicato nel 1605, riscosse così tanto successo che Alonso Fernández de Avellaneda, pseudonimo di un autore fino ad oggi sconosciuto, pubblicò la continuazione nel 1614. Cervantes, disgustato da questo sequel, decise di scrivere un'altra avventura del Don Quijote - la seconda parte - pubblicata nel 1615.

La trama penso sia nota a tutti: il protagonista della vicenda - un uomo sulla cinquantina, forte di corporatura, asciutto di corpo e di viso - è un hidalgo spagnolo di nome Alonso Quijano, morbosamente appassionato di romanzi cavallereschi. Le letture condizionano a tal punto il personaggio da trascinarlo in un mondo fantastico, nel quale si convince di essere chiamato a diventare un cavaliere errante. Si mette quindi in viaggio, come gli eroi dei romanzi, per difendere i deboli e riparare i torti. Alonso diventa così il cavaliere don Chisciotte della Mancia e inizia a girare per la Spagna. Nella sua follia, Don Chisciotte trascina con sé un contadino del posto, Sancio Panza, cui promette il governo di un'isola a patto che gli faccia da scudiero.

Don Chisciotte ed è stato proclamato "il miglior libro del mondo" da una giuria internazionale di cento prestigiosi scrittori, al termine di una votazione promossa dall'Istituto Nobel di Oslo e dal Club del Libro della Norvegia. Cosa non da poco considerando che tra i votanti c'erano diversi premi Nobel e che il capolavoro di Cervantes ha raccolto il cinquanta per cento delle preferenze!
Ad oggi il Don Chisciotte resta il romanzo più venduto della storia con oltre 500 milioni di copie
Curiosità: Alla vigilia dell'inizio delle celebrazioni ufficiali in Spagna per i 400 anni della pubblicazione del "Don Chisciotte", è stato reso noto il misterioso "borgo della Mancia" dove viveva il celebre cavaliere errante. Si tratta di Villanueva de los Infantes, una cittadina della provincia di Ciudad Real, a circa 180 chilometri a sud di Madrid. Ad identificare il luogo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università Complutense, che è arrivato a questa conclusione dopo aver esaminato una trentina di possibili località.

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