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"Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni passati senza che prendesse neanche un pesce, i genitori del ragazzo gli avevano detto che il vecchio ormai era decisamente e definitivamente salao, che è la peggior forma di sfortuna, e il ragazzo li aveva ubbiditi andando in un'altra barca che prese tre bei pesci nella prima settimana. Era triste per il ragazzo veder arrivare ogni giorno il vecchio con la barca vuota e scendeva sempre ad aiutarlo a trasportare o le lenze addugliate o la gaffa e la fiocina e la vela serrata all'albero. La vela era rattoppata con sacchi da farina e quand'era serrata pareva la bandiera di una sconfitta perenne."
(Il vecchio e il mare - Ernest Hemingway, 1952)

E' così che ha inizio una storia epica e riflessiva, nella quale Hemingway trae spunto dalla vita di un vecchio pescatore come metafora della fatica che l’uomo deve affrontare per sopravvivere e al tempo stesso la dignità che esso ha nel farlo.
Ammetto di non aver mai letto nulla di questo "mostro sacro" e mi piacerebbe iniziare con questo titolo. L'ho già in lista da parecchio ormai!

Stai tranquilla non è niente
E' solo vita che entra dentro
Il fuoco che ti brucia il sangue
Quella è l'anima
Può anche non piacerti il mondo
O forse a lui non piaci te
Comunque questa è un'altra storia
Questo è Hemingway
(Hemingway, Negrita)
Curiosità: Grazie al libro, l'autore diviene famoso e riceve il premio Pulitzer nel 1953, mentre l’anno successivo ottiene il premio Nobel per la Letteratura.

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