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"Chiamatemi Ismaele.
Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto."
(Moby Dick - Herman Melville, 1851)

Uno dei più famosi incipit della storia della letteratura. Almeno le prime due parole "Chiamatemi Ismaele"!
Ricordo quando lo presi in mano la prima volta... beh, niente di melodrammatico come accade in alcuni film americani, ma un pò di soggezione la incute sicuramente, tanto che vi sfido a dirmi quanti di voi hanno realmente letto questa opera!
Sarà per lo stile un pò datato oppure per le 700pg (!!) di volume, arrivare in fondo non è stato scontato, soprattutto quando sono 20 pagine che mastichi termini marinari e tecniche di pesca ormai obsolete!
Gran bel libro comunque, lo consiglio a chi voglia cimentarsi con un testo storico che affronta le profonde inquietudini dell'animo umano.
Curiosità: sono due gli avvenimenti realmente accaduti che diedero a Melville l'idea per il suo capolavoro. Il primo consiste nel naufragio della baleniera Essex di Nantucket nel 1820. Si dice che la nave affondò dopo l'urto con un enorme capodoglio a 3200 km dalla costa occidentale del Sud America.
Il secondo evento accadde, presumibilmente, nel 1830 e fa riferimento all'uccisione del capodoglio albino Mocha Dick nelle acque al largo dell'isola cilena di Mocha. Si narra che Mocha Dick attaccasse le navi con premeditata ferocia e che avesse più di venti arpioni conficcati sul dorso.

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