Sebbene la liberazione dei campi Chełmno e quello di Bełżec (campi di sterminio questi, dove i deportati venivano immediatamente gasati) ad opera delle truppe sovietiche avvenne precedentemente, è solo il 27 gennaio 1945 che la 60ª Armata, guidata dal maresciallo Ivan Konev, giunge presso la città polacca di Oświęcim per scoprire il vicino campo di concentramento di Auschwitz.
La scoperta, insieme alle testimonianze dei sopravvissuti, rivelò per la prima volta l'orrore del genocidio nazifascista nei campi di concentramento mostrando al mondo i livelli inconcepibili di crudeltà a cui può arrivare l'uomo.
Col passare del tempo quasi tutti i superstiti diretti di quell'orrore sono scomparsi ma le loro parole devono restare incise nella mente di tutte le generazioni che li hanno seguiti e che verranno.
L'importante è ricordare.
Oggi volevo nominare solo un libro ma la letteratura che ha trattato questo importante tema è sconfinata.
"Considerate se questo è un uomoSe questo è un uomo è una testimonianza tragica delle esperienze vissute in prima persona da Primo Levi nel campo di concentramento di Monowitz, lager satellite del complesso di Auschwitz.
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no."
Levi descrive di quanto avveniva all'interno del campo analizzando in particolare le incomprensibili regole che scandiscono la "vita" dei detenuti e i rapporti sociali degli stessi focalizzandosi sull'aspetto psicologico e sulle dinamiche di gruppo.
Molti i temi trattati dall'autore in queste pagine, come per esempio la solidarietà tra prigionieri, la fame, la dignità umana e l'amicizia, la sopravvivenza giorno dopo giorno.
Un libro che tutti dovremmo leggere almeno una volta nella vita.
"Noi sopravvissuti alla Shoah siamo inchiodati: vorremmo liberarci dal peso insopportabile di ciò che è stato e invece siamo costretti a riviverlo ogni volta. Delegati a testimoniare da chi avrebbe avuto il dovere di evitarcelo: quest'Europa che cancella i suoi sensi di colpa per lo sterminio degli ebrei non parlandone, e scaricando su noi vittime la responsabilità e il dolore della memoria. Una vera follia."
(Edith Bruck)
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