My rating: 3 of 5 stars
Era tanto che volevo leggere questo super classico della horror-fantascienza. Ho cercato di affrontarlo con lucidità per avere una bella immagine del racconto nel suo complesso. Spero di esserci riuscito.
Presso il Lago di Ginevra, nell'estate piovosa del 1816, P.B. Shelley, Lord Byron e il suo segretario John Polidori discutevano e leggevano racconti gotici. Nacque un gioco per ingannare il tempo: ognuno doveva scrivere il racconto più terrificante che fosse riuscito a concepire. Polidori scrisse Il vampiro mentre Mary, inizialmente in difficoltà, trovò finalmente in un sogno l'ispirazione per scrivere il suo capolavoro Frankenstein: Mary sognò infatti la "nascita" della Creatura. L'autrice rivedrà la storia per pubblicare il romanzo nel 1831.
Ho trovato molto belle le ambientazioni (molto suggestive) e la descrizione dell'evoluzione del mostro e del suo pensiero, quest'ultimo aspetto in particolare penso sia stato molto svalutato e appiattito nelle versioni attualizzate - cinematografiche o simili -, un vero peccato.
In realtà nel libro il dualismo uomo/mostro – creatore/creatura è tutto a favore del secondo: il Dr. Frankenstein (ebbene si, Frankenstein è il dottore, NON il mostro) mi è sembrato un immaturo e sconsiderato scienziato che bada solo alla propria ambizione e fortuna senza pensare minimamente alle conseguenze delle proprie azioni.
"Imparate dal mio esempio, se non dalle mie parole, quanto sia pericoloso acquisire la conoscenza e quanto sia più felice l'uomo convinto che il suo paese sia tutto il mondo, di colui che aspira a un potere più grande di quanto la natura non conceda."
IllustrazionI dalla copertina interna dell'edizione di Frankenstein del 1831 |
In fin dei conti il mostro voleva solo una compagna con la quale vivere lontano dalla società umana che non lo avrebbe mai accettato…
Il racconto ha inoltre uno stile un po' pesante e ricco di inutili fronzoli, cose queste che enfatizzano l'età dell'opera...
Questo è un libro “mitico”, ma pensavo mi sarebbe piaciuto di più.
Curiosità: il sottotitolo del romanzo, Il Prometeo moderno, allude all'aspirazione degli scienziati di poter fare tecnicamente qualsiasi cosa.
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