Le mie recensioni

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I bambini vennero presto per assistere all'impiccagione.
Era ancora buio quando i primi tre o quattro uscirono furtivamente dai casolari, silenziosi come gatti nei loro stivali di feltro.
Uno strato di neve fresca copriva il paese come una nuova mano di colore e le loro orme furono le prime a intaccarne la superficie immacolata. Passarono tra le casupole di legno camminando sul fango ghiacciato delle viuzze e raggiunsero la piazza del mercato dove attendeva la forca.
I bambini disprezzavano tutto ciò che gli adulti tenevano in considerazione.
Spregiavano la bellezza e schernivano la bontà. Ridevano fragorosamente alla vista di uno storpio e se vedevano un animale sofferente lo uccidevano a sassate. Si vantavano delle loro ferite e ostentavano le cicatrici con orgoglio, e riservavano il massimo rispetto alle mutilazioni: un ragazzetto privo di un dito poteva essere il loro re.
Amavano la violenza; erano capaci di percorrere miglia e miglia per vedere il sangue, e non mancavano mai a un'impiccagione.
Uno di loro pisciò alla base del patibolo. Un altro salì i gradini, si portò i pollici alla gola e finse di accasciarsi torcendo la faccia nella macabra parodia del soffocamento; gli altri gettarono grida di ammirazione e due cani giunsero abbaiando sulla piazza. Un bambino piuttosto piccolo cominciò sfacciatamente a mangiare una mela, e uno dei più grandi gli diede un pugno sul naso e gli portò via il frutto. Per sfogare la rabbia, il più piccolo tirò un sasso a un cane che fuggì guaendo. Non c'era nient'altro da fare e perciò tutti si accovacciarono sul pavimento asciutto del portico della grande chiesa aspettando che succedesse qualcosa.
Le luci delle candele palpitavano dietro le imposte delle solide case di legno e pietra intorno alla piazza, dove abitavano artigiani e bottegai benestanti: le sguattere e gli apprendisti accendevano il fuoco, scaldavano l'acqua e preparavano il porridge. Il cielo trascolorava dal nero al grigio. La gente usciva dalle case avvolta in pesanti mantelli di lana ruvida e scendeva rabbrividendo al fiume per attingere l'acqua.
(I pilastri della terra - Ken Follett, 1989)


I pilastri della terra è probabilmente il più famoso e meglio riuscito libro di Ken Follett.
Per tutto il racconto, si narra della costruzione di una cattedrale a Kingsbridge, in Inghilterra (località di fantasia nel Wiltshire) tra difficoltà, ostacoli, crolli e colpi di scena. Ambientato  tra il 1120 e il 1174, copre il periodo dall'affondamento della Nave Bianca, nel quale morì l'erede al trono inglese, fino all'assassinio dell'arcivescovo di Canterbury Thomas Becket. Il libro traccia lo sviluppo dell'Architettura gotica, il suo affrancamento da quella Romanica, e le fortune del priorato di Kingsbridge e del villaggio ad esso legato.


A mio modesto parere, questo è un libro che va assolutamente letto, un must nelle librerie degli amanti di romanzi storici. La storia è travolgente e le pagine volano senza pesare. Vi ritroverete a viaggiare e vivere le avventure accanto ai protagonisti soffrendo e gioendo per loro e il loro destino; non riuscirete a staccarvi dal racconto fino all'epilogo quando già sentirete nostalgia per la fine del libro.
Spettacolare e consigliatissimo.

Curiosità: L'opera ha venduto oltre 14 milioni di copie in tutto il mondo (1,3 milioni in Italia). L'autore ha poi pubblicato due sequel: Mondo senza fine, ambientato circa 200 anni dopo e pubblicato nel 2007, e una terza parte, La colonna di fuoco (2017). Nel 2020, Follett ha infine fatto uscire Fu sera e fu mattina, il prequel de I pilastri della terra, ambientato tra il 997 e il 1007.



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